Reinforced with balloons #01 #02

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Cemento, palloncini, (40x30x12)cm, 2 pezzi, 2018

L’opera è in continuità teorica con la ricerca svolta con Let’s play!?, In cui il gioco è utilizzato come metodo per descrivere, di volta in volta, aspetti dell’ampia realtà della migrazione.

In questo momento, in molti stati ricchi, si discute della questione migratoria portando alla ribalta la voglia di separazione, di costruire muri.

I muri sono di per sé segnali di durezza come il materiale che spesso li compone, appunto il cemento. Nel mio lavoro voglio evidenziare sia questa durezza, che la sua intrinseca fragilità con la contrapposizione di elementi molto effimeri come i palloncini.

Parlando di quest’opera la storica dell’arte Silvana Vassallo dice “una coesistenza di opposti o la levità intrappolata? Forse entrambe le cose.”

La struttura è metastabile, ha una sua forma che cambierà nel tempo lasciando spazio per altre configurazioni.

Ph: Rachel Morellet

Quite concrete

21-30 agosto, 2018, La déviation, Marseille.

Valentina Lapolla, Rachel Morellet, Eva Sauer, Tatiana Villani.

Quite concrete, è un progetto sviluppato durante la residenza presso la déviation, centro di produzione culturale autogestito che si trova nel luogo di quella che fu una cava per la produzione di cemento e calce all’estaque, marsiglia. la storia del luogo ne ha plasmato la forma e un circolo di ripide e instabili montagne calcaree -ciò che resta dell’attività di estrazione- circonda lo spazio.

E’ il luogo stesso quindi che ci ha spinto a lavorare con e sul cemento, materiale simbolo del ‘900 e delle sue capacità tecniche e produttive, le cui caratteristiche di durezza e pesantezza quasi si oppongono alla fragilità della schiuma, soggetto del nostro precedente impegno collettivo (SKŪMAZ _ a metastable state).

Nel nostro lavoro tuttavia il cemento si è inevitabilmente legato a elementi di instabilità, sfruttando da una parte la sua capacità di includere in sé elementi eterogenei e impropri, come dei palloncini (Reinforced with Baloons) o dei cadaveri di zanzara; oppure utilizzando prodotti intermedi e instabili del suo ciclo di lavorazione, o ancora evocandone l’uso come schermo per il trasporto di materiali radioattivi.

https://www.facebook.com/FourArtistsforaMetastableArt/

Concrete, balloons, (40x30x12) cm, 2 pieces, 2018.

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Reinforced with balloons #01 #02

The work is based on the same concept of the work Let’s play!?, In which the game is used as a tool to describe some aspects of the complex theme of migration.

Currently, in many “wealthy” nations, the migratory question is dealt with building walls, separating people.

The walls stand for hardness and coldness, like the material they are composed of: cement.

In my work, I want to highlight the hardness as well as its fragility though the contrast between the cement and very light elements, such as balloons.

Talking about the work with the art historian Silvana Vassallo, she quotes “a coexistence of opposites or trapped lightness? Maybe both. “

The structure is metastable as its shape will change in time.

Quite concrete

21-30 august, 2018, La déviation, Marseille.

Valentina Lapolla, Rachel Morellet, Eva Sauer, Tatiana Villani.

Quite concrete is a project developed during the residency at la déviation, a self-managed cultural center located in a former quarry for the production of cement and estraction of lime in estaque, marseille.

A circle of steep and unstable calcareous mountains – the remains of the activity of extraction – surrounds the space: it is the place itself that pushed us to work with and on concrete, a material which stands for development in the 20th century. The hardness and heaviness of this substance opposes the fragility of foam, subject of our previous collective commitment (SKŪMAZ _ a metastable state).

In our case, however, cement has inevitably been linked to elements of instability, exploiting its ability to include heterogeneous and improper elements, such as balloons (Reinforced with Baloons) or mosquito corpses; or by using intermediate and unstable products of its working cycle, finally by evoking its use as a temporary screen for the transport of radioactive “unstable” materials.

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